Incontinenza anale: cause e terapie
Incontinenza anale: indaghiamo cause e terapie grazie al Dott. Tessera, medico colonproctologo
L’incontinenza anale è un sintomo invalidante, ad eziologia multifattoriale, che può comportare una invalidità fisica e psicologica il cui risultato è il progressivo isolamento dalla vita sociale e relazionale del paziente che ne è affetto. Ne è più colpito l’anziano e di sesso femminile, soprattutto in relazione ai traumi ostetrici nei parti vaginali. La continenza fecale è una complessa funzione fisiologica determinata dall’interazione di diversi fattori rappresentati dalla consistenza delle feci, dalla motilità intestinale, dalla capacità di serbatoio del retto, dalla sensibilità rettale, dall’integrità funzionale ed anatomica del meccanismo sfinterico anale, dall’integrità funzionale ed anatomica dei muscoli e dei nervi del pavimento pelvico.
Le cause sono molteplici (a volte però la causa non si trova), spesso concatenate una con l’altra, ma si riconducono tutte all’alterazione di questi tre settori:
- Da alterata consistenza fecale – stato diarroico
- Da ridotta capacità dell’ampolla rettale o ridotta sensibilità
- Da alterazione del complesso sfinteriale
La diagnosi necessita talora di approfondimenti diversi tra loro, sia di stampo prettamente colonproctologico (manometria anorettale, colonscopia, ecografia endoanale con sonda rotante, ecc. ) sia a carattere più generale (valutazione della presenza di diabete mellito complicato, o di malattia nervosa, o di trauma del bacino, ecc.)
Terapia
E’ ovvio che la terapia varia a seconda della causa e delle condizioni generali del paziente. Spesso il primo gradino della terapia è rappresentato dalla terapia non chirurgica: cura dell’alvo (ad esempio anti-diarroici) e, in quasi tutti i casi, dalla riabilitazione, se il paziente è in grado di eseguire le manovre suggerite dal riabilitatore: le metodiche più comuni si avvalgono di apparecchi elettromedicali dedicati, che contemplano principalmente l’utilizzo del bio-feed-back e dell’elettrostimolazione della muscolatura sfinteriale. In casi selezionati e in centri qualificati è possibile anche eseguire la neuromodulazione sacrale, che prevede, dopo un apposito test, l’impianto di un elettrodo attraverso l’osso sacro con un pace-maker da intascare sotto cute. La terapia chirurgica trova il suo spazio, seppur più raramente, ad esempio nella ricostruzione degli sfinteri lesionati da un trauma accidentale o da un trauma ostetrico da parto.
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Dott. Gaetano Tessera
Medico Chirurgo
Specilista in Chirurgia Generale e Chirurgia dell’apparate digerente ed endoscopia digestiva chirurgica – Colonproctologo