Problemi adolescenziali: il confronto per risolvere
Spesso i Problemi adolescenziali sono risolvibili grazie ad un confronto: affidati allo sportello amico
L’adolescenza è una fase della vita caratterizzata da dubbi su se stessi, interrogativi sulla propria identità, insoddisfazione per il proprio corpo e tensioni con i genitori. Questi sono i problemi adolescenziali più caratteristici.
A questi problemi adolescenziali si aggiunge la specificità e diversità che caratterizza l’adolescenza di oggi rispetto al passato: il bisogno degli adolescenti di autoaffermazione e di “essere visti” è passato, per molti ragazzi di oggi, da una necessità tipica dell’età a un’urgenza pervasiva, un obbligo autoimposto, amplificato e condizionato nella sua espressione dai social network. Tutto ciò può essere parte di un momento di transizione che nulla ha di patologico.
Tuttavia in alcuni casi questi problemi adolescenziali assumono un peso eccessivo, provocando stati di sofferenza che si protraggono troppo a lungo o che si estendono fino a invadere la vita dell’adolescente.
Il periodo dell’adolescenza è particolarmente fecondo rispetto al cambiamento ed è contemporaneamente un momento critico rispetto alla direzione che prenderà il processo di costruzione della personalità. Come se entrare in crisi profonda in adolescenza ci ponesse di fronte al bivio tra la possibilità di sviluppare una struttura personale solida da un lato e il rischio di un estendersi e di un amplificarsi dei punti di fragilità da un altro lato. Tutto dipende da come l’adolescente si pone di fronte al proprio stato di crisi.
D’altro canto pensare di farsi aiutare da qualcuno in adolescenza è sovente particolarmente costoso a livello emotivo. Tutti tesi verso l’acquisizione e il riconoscimento da parte degli altri della propria indipendenza, nella necessità di prendere temporaneamente le distanze in qualche modo dai propri genitori per potersi differenziare da loro: come coniugare tutto questo con l’incontro con una persona che comunque fa parte del mondo adulto da cui si vorrebbe per tanti aspetti affrancarsi?
Ammettere a se stessi di essere in difficoltà, riconoscere di non potercela fare da soli, comunicarlo e, soprattutto, chiedere aiuto ad un professionista competente, risultano essere fasi delicate e molto complesse che, purtroppo, spesso rischiano di cadere nel vuoto se non accolte ed ascoltate nei tempi e con le modalità piu adeguate.
Da qui l’importanza di pensare e strutturare uno spazio dedicato a questi ragazzi, che attraversano difficoltà e vissuti così simili e così diversi e che hanno un estremo bisogno di essere ascoltati, compresi e supportati nei loro problemi adolescenziali.
La richiesta che giunge al professionista può assumere connotazioni molto differenti: possiamo trovarci di fronte ad un “semplice” bisogno di supporto per riuscire ad affrontare quella che è una difficoltà fisiologica e tipica del processo adolescenziale; ma possiamo anche imbatterci in difficoltà molto più profonde, che si celano dietro ad un’apparente, “banale” crisi adolescenziale, difficoltà scolastica o sofferenza amorosa.
Se è l’ADOLESCENTE che chiede una consulenza psicologica tra i temi di sofferenza ci possono essere:
- crisi rispetto alla propria identità (chi sono?, cosa provo?, non mi riconosco più?);
- crisi rispetto al proprio progetto di vita (non so in che direzione andare, non so cosa voglio);
- stati di isolamento (sono completamente chiuso in me stesso, non me la sento di uscire di casa, tutto mi terrorizza)
- traumi (ad esempio: traumi singoli come incidenti per cause umane o naturali, traumi sessuali vissuti nell’infanzia o nell’adolescenza, maltrattamenti fisici, lutti in età adulta o vissuti nell’infanzia/adolescenza, traumi “minori” ma condizionanti lo sviluppo della personalità);
- disagio nelle relazioni con i coetanei (sono timidissimo, mi arrabbio con tutti, non conto per nessuno; nessuno mi ascolta, non riesco a farmi degli amici, non sto più bene con gli amici di sempre);
- sofferenze in campo amoroso (sono stato lasciato, nessuna mi vuole, ho il terrore del sesso);
- disagio rispetto al proprio corpo (non mi piaccio per nulla, mi sento grasso, ho questo difetto che non riesco ad accettare, sono cambiato e non mi accetto come sono ora);
- dubbi sulla propria identità sessuale (non so se sono attratto dalle ragazze o dai ragazzi, faccio pensieri su quelli del mio stesso sesso);
- tensioni con i genitori (non mi capiscono, non sanno quello di cui ho bisogno, mi trattano come un bambino, invadono i miei spazi, non mi lasciano crescere, non li sopporto più);
- problemi a scuola (non mi importa nulla della scuola, non mi piace quello che faccio, non riesco a dimostrare che sono capace, non riesco a concentrarmi, sembro stupido);
- angosce e paure (ho il terrore di stare da solo, mi blocco, ho il terrore dei giudizi);
- ossessioni (non riesco a non pensare a queste cose che mi vengono in mente senza che io possa controllarle, mi lavo le mani i continuazione, accendo e spengo la luce in continuazione);
- pensieri autodistruttivi (ho pensato di suicidarmi, penso di farmi del male);
- gesti autodistruttivi (più evidenti come i tentati suicidi o più sfumati come l’anoressia) (ho tentato di uccidermi, mi ferisco, non mangio, vomito di proposito, sono spericolato, mi faccio, bevo);
- somatizzazioni ossia stati di malessere fisico per cui è stata constatata (ad esempio dal medico curante, dal pediatra o dallo specialista) l’assenza di una causa organica alla base (ho sempre mal di testa, mi brucia lo stomaco, mi si irrita la pelle);
- rabbia (sono pieno di rabbia, sovente perdo il controllo, odio tutti, salto su come una molla).
Se sono i GENITORI che chiedono una consulenza psicologica per il figlio adolescente tra i temi di sofferenza ci possono essere molte delle problematiche appena segnalate, naturalmente con la differenza di ottica che possono avere i genitori rispetto al diretto interessato. É opportuno distinguere quattro situazioni in cui sono i genitori a chiedere aiuto:
Il figlio adolescente sa della richiesta dei genitori allo psicologo ed è d’accordo ad incontrarlo. In questo caso i genitori e il ragazzo sono concordi quantomeno rispetto al fatto che ci sia uno stato di crisi da prendere in considerazione; poi può ovviamente differire il modo in cui leggono la situazione.
Il figlio adolescente sa della richiesta dei genitori allo psicologo e non è contrario ad incontrarlo anche se ritiene che non vi sia nessuna problematica di tipo psicologico che lo riguardi. In questo caso può essere spinto ad incontrare comunque lo psicologo per semplice curiosità o per capire cosa pensino i genitori di lui, come mai lo vedano in modo così diverso da come si percepisce lui. Secondo quanto emergerà nel corso del/dei primo/i colloquio/i, l’adolescente individuerà con lo psicologo degli aspetti su cui deciderà che valga la pena soffermarsi, oppure no.
Il figlio adolescente non sa della richiesta dei genitori allo psicologo. In tale caso è importante che i genitori arrivino in qualche modo a parlargliene, spiegandogli la loro preoccupazione. Questo può poi far approdare la domanda rivolta al clinico alla prima situazione, alla seconda o viceversa alla quarta.
Il figlio adolescente sa della richiesta dei genitori allo psicologo ma non è assolutamente disponibile ad incontrarlo. In tale caso, il tipo di lavoro potrà essere una consulenza ai genitori rispetto al loro rapporto con il figlio. Ciò non esclude che in futuro il ragazzo possa cambiare posizione e decidere di incontrare lo psicologo. In particolare nel caso di una differenza di vedute tra genitori e figlio, può essere che i genitori si allarmino e si preoccupino per una situazione che nulla ha in sé di patologico ma che è più connessa alla difficoltà di padre e madre di confrontarsi con il processo di crescita del proprio figlio (figlio che man mano è meno sotto il loro controllo e la loro sfera di influenza, che non possono più proteggere come facevano quando era bambino). Oppure viceversa la differenza di visione tra genitori e figlio rispetto alla situazione del ragazzo può essere il segno di una giusta preoccupazione di padre e madre che si accompagna ad una significativa difficoltà per il ragazzo di riconoscere il proprio stato di disagio per i problemi adolescenziali
SPORTELLO AMICO si offre come:
opportunità di ascolto per adolescenti-preadolescenti (tra i 9 ed i 18 anni, in taluni casi anche fino ai 21), ma soprattutto quale possibilità di una presa in carico competente e professionale di una situazione di disagio per i problemi adolescenziali: sulla base di un’attenta valutazione della singola situazione, verrà strutturato il percorso più idoneo, che può comprendere:
- o prevalentemente colloqui con l’adolescente, intervallati da incontri con i genitori,
- oppure solo colloqui con i genitori, nel caso in cui questa fosse la richiesta o l’adolescente stesso non fosse disponibile al percorso.
Per informazioni o per richiedere un incontro conoscitivo sui problemi adolescenziali e sullo sportello amico con la
N.B. Questo e tutti gli altri articoli presenti NON sostituiscono il parere del Medico.